La salute dell’IA in ambito sanitario

Analizzare lo scenario attuale e le prospettive future inerenti all’applicazione dell’IA in campo sanitario considerando il punto di vista dei clinici, approfondendo livello di conoscenza, livello e ambiti di utilizzo, sentiment e percezione, barriere all’utilizzo e bisogni. Questi gli obiettivi dell’indagine che ha coinvolto 433 medici. La conoscenza dell’IA da parte dei medici si sta gradualmente facendo strada, anche se oggi rimane ancora ad un livello piuttosto superficiale. Sebbene tutti i medici coinvolti nell’indagine abbiano sentito parlare di intelligenza artificiale, la associano prevalentemente a ChatGPT. C’è ancora molta strada da fare per informare e rendere i medici consapevoli delle importanti applicazioni tecniche dell’IA.

L’indagine condotta da Elma Research evidenzia come il livello informativo del campione sull’applicazione dell’IA sia limitato: solo 1 medico su 10 si sente ben informato. L’IA viene collegata soprattutto al supporto alla diagnosi (48 %) nonostante le molte altre possibilità di utilizzo (supporto alla decisione terapeutica e alla ricerca clinica, allo sviluppo di device e alla chirurgia robotica). Questo scarso livello di conoscenza è confermato anche andando ad approfondire: il supporto alla diagnosi è il più noto (88 %) seguito dai software per rielaborare testi. Un po’ più della metà riconosce come ambito di applicazione dell’IA il supporto alla comunicazione col paziente (52 %).

Con riferimento all’ambito lavorativo degli intervistati, dall’indagine emerge come nelle strutture ospedaliere l’IA sia implementata ancora marginalmente – soprattutto nel privato per scopi diagnostici (32 %) – mentre, a livello di esperienza personale, l’utilizzo è limitato agli strumenti normalmente impiegati nella vita privata come la traduzione di testi (28 %) e la ricerca/consultazione della letteratura scientifica (23 %).

Gli intervistati dimostrano buon interesse, curiosità e apertura verso l’IA anche se l’utilizzo ancora di nicchia (nonché probabilmente lo scarso livello di conoscenza), determinano un forte senso di incertezza per più della metà (52 per cento). L’indagine riporta come per i medici siano necessarie molte rassicurazioni poiché c’è ancora una scarsa fiducia nell’IA, soprattutto in merito a trasparenza (48 %), sicurezza (41 %) e utilizzo etico dei dati (40 %). Dal punto di vista della sua applicazione, però, nonostante i dubbi, i medici credono che l’IA possa avere effetti positivi sul miglioramento della vita dei pazienti (69 %) e anche in termini di precisione degli strumenti (59 %). Il 68 % ha dichiarato che sarebbe interessato a frequentare un corso di formazione sull’utilizzo dell’IA in ambito sanitario.

«Come messo in evidenza dalla ricerca condotta da Elma non ci sono dubbi di quanta speranza e fiducia il mondo sanitario riponga nell’ausilio della intelligenza artificiale nella pratica medica  – ha affermato Filippo De Braud, Ordinario di Oncologia Medica, Università di Milano, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori, Milano – Senza entrare nel merito di aspetti legali, metodologici e di privacy è evidente la potenzialità di IA per migliorare standard terapeutici e diagnostici e per aumentare la nostra capacità di interpretare una realtà piena di variabili che guardiamo spesso senza capirne le interazioni. Tuttavia, è comprensibile un po’ di diffidenza per il rischio che la “macchina” si sostituisca al rapporto medico paziente in cui spesso si devono cercare le soluzioni più complesse che si basano sull’attitudine del paziente per una scelta condivisa e non basata solo sulla miglior opzione nella media. Quindi grande fiducia nella tecnologia ma anche nella possibilità che non si arrivi a superare il confronto per una scelta che è individuale».

Insomma, l’intelligenza artificiale in ambito medico offre numerose opportunità che non sono state ancora sufficientemente esplorate. «È necessario condurre una solida ricerca clinica volta a garantire sicurezza ed efficacia delle soluzioni proposteil parere di Eugenio Santoro, Responsabile dell’Unità di Ricerca in sanità digitale e terapie digitali dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS per individuare una normativa sufficiente chiara per i medici che saranno chiamati ad usarle, ma soprattutto attivare programmi di formazione in grado di preparare l’attuale (e futura) classe medica all’impiego appropriato di tali preziosi strumenti».